REPUBBLICA DELL'OSSOLA 70° ANNIVERSARIO 1944 - 2014

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Percorsi della Resistenza in Ossola

Domodossola e Valli ossolane
 
Domodossola, che nel settembre-ottobre 1944 fu la capitale della zona libera, poi assurta a notorietà internazionale come "Repubblica dell'Ossola", conserva diverse testimonianze del periodo.

Al Croppo di Trontano fu trattata la resa dei nazifascisti alle forze partigiane, mentre entrando in Val Divedro si richiamano specie a Varzo le memorie del salvataggio del tunnel ferroviario del Sempione. Risalendo la Valle Vigezzo si incontrano Druogno, che ospitò un campo di detenzione per i fascisti, Malesco e la frazione di Finero, teatro di un eccidio di partigiani nel giugno 1944, e più oltre, lungo la strada della Cannobina, il luogo in cui caddero nell'ottobre 1944 Alfredo Di Dio, e Attilio Moneta. Da citare poi i Bagni di Craveggia, dove dopo la caduta della "Repubblica dell'Ossola" un reparto nazifascista tentò di penetrare in territorio elvetico per catturare i partigiani in fuga. Nelle Valli Antigorio e Formazza si tocca Crodo - e di qui oltre lo spartiacque c'è l'alpe Cravariola, che ospitò la "Matteotti" di Viglio - e poi si raggiunge Goglio, teatro della strage della funivia condotta dalle SS-Polizei che rioccupavano l'Ossola. Toccata Premia si giunge a Formazza. Dove si combatté l'ultima battaglia di retroguardia dei partigiani che ripiegavano in Svizzera.


Domodossola città

Domodossola, nel settembre-ottobre 1944 fu la capitale della zona libera, poi assurta a notorietà internazionale come "Repubblica dell'Ossola".Sede della Giunta Provvisoria di Governo fu l'attuale Palazzo di Città, la cui aula consiliare è ora Sala storica cioè luogo di memoria, dove sono esposti documenti e immagini del periodo storico resistenziale e conservato il Gonfalone cittadino decorato con Medaglia d'Oro al Valor Militare. Il cortile interno del Municipio ospita tre lapidi, due con le motivazioni delle Medaglie d'Oro al Valor Militare conferite alla Città per l'Ossola intera e al partigiano Silvestro Curotti - a cui è dedicato lo stadio comunale - ed un'altra ricorda i "quaranta giorni di libertà". Nella piazza di fronte a Palazzo di Città, dove sorgevano le carceri, un'altra lapide ricorda i fucilati del 26 agosto 1944. Nella stazione internazionale una lapide ricorda l'aiuto che la Svizzera diede all'Ossola durante la lotta di liberazione, mentre nell'antistante piazza Matteotti sorge il monumento alla Resistenza ossolana. Al cimitero riposano diversi caduti della Resistenza e al centro spicca una alta croce in memoria con scritto: "per la giustizia insorsero, per la libertà caddero". Al vecchio ingresso dell'Ospedale San Biagio, una lapide ricorda il contributo del personale sanitario alla lotta di Liberazione, mentre sono una quarantina le strade e piazze cittadine dedicate a partigiani, protagonisti, località ed episodi della Resistenza. In piazza "Vittime dei lager nazi-fascisti", antistante la Comunità Montana Valle Ossola, sorge la fontana-monumento dedicata agli Ex Internati Militari e che reca i nomi degli ossolani deceduti nei lager tedeschi. 


 

Dintorni di Domodossola

Alla periferia sud di Domodossola, sul rettilineo per Villadossola in località Siberia dove sorge il cippo dedicato a Geo Chavez primo trasvolatore delle Alpi, nel settembre/ottobre 1944 venne allestito un campo di atterraggio per gli auspicati aviosbarchi Alleati, lungamente attesi e mai arrivati.
All'uscita di Domodossola in direzione Vigezzo, poco oltre il ponte della Mizzoccola, sulla Toce, si transita per il Croppo di Trontano, dove il 9 settembre 1944 venne trattata la resa della città ed il ritiro dall'Ossola dei nazifascisti, dando il via alla creazione della zona libera.
La località Croppo è in comune di Trontano, il paese dell'avv. Paolo Ferraris, uno dei promotori della lotta antifascista in Ossola dopo l'armistizio: catturato dai tedeschi, morì nel lager di Mauthausen nell'aprile del 1945. Una lapide posta sul municipio di Trontano ricorda il sacrificio di Paolo Ferraris.
A Masera - località da cui si diparte il percorso per la Valle Vigezzo - aveva sede uno dei primissimi presidi tedeschi dislocati in Ossola.
Da Crevoladossola - da cui si dipartono i percorsi per la Valle Divedro e per le Valli Antigorio e Formazza - transitarono nell'ottobre 1944 le formazioni partigiane che si ritiravano verso la Svizzera, dopo la caduta della "Repubblica dell'Ossola". 


Val Divedro

A Iselle di Trasquera, paese prossimo al confine elvetico, c'è l'imbocco del tunnel ferroviario del Sempione: la galleria, in procinto di essere minata dai guastatori tedeschi, venne salvata in extremis grazie all'ardita operazione di un commando di partigiani delle "Garibaldi" il 22 aprile 1945, distruggendo l'ingente quantitativo di esplosivo caricato su vagoni ferroviari.
All'episodio è stato dedicato il film svizzero "Dynamit am Simplon", mentre una lapide presso la stazione di Varzo, con testo di Paolo Bologna, ricorda l'azione che, sventando il piano distruttivo, consentì il mantenimento dell'apertura delle vie di comunicazione ferroviarie fra nord e sud Europa. 


Valle Vigezzo

In Valle Vigezzo, a Druogno, sorge l'edificio della colonia dei Comuni novaresi, utilizzato durante la "Repubblica dell'Ossola" come campo di detenzione per i fascisti catturati. Nell'asilo di Malesco vennero rinchiusi i partigiani catturati nel rastrellamento della Val Grande del giugno 1944, due vi morirono torturati, mentre altri portati a Verbania furono tra i fucilati di Fondotoce. Al cimitero della frazione Finero, lungo la strada per la Valle Cannobina, il 23 giugno 1944 vennero fucilati quindici partigiani catturati durante il rastrellamento, mentre il monumento di un partigiano con un mitra Sten è stato eretto a ricordo delle vicende del periodo.
Più oltre, al Sasso di Finero lungo la vecchia strada della Cannobina, un busto ed una lapide sorgono sul luogo dove caddero il 12 ottobre 1944 Alfredo di Dio e Attilio Moneta.
Sulla testata italiana della ticinese Valle Onsernone e raggiungibili in auto attraverso la Svizzera o a piedi da alcuni valichi della Valle Vigezzo, sono i Bagni di Craveggia e qui fra il 18 e 19 ottobre 1944 un reparto nazifascista tentò di penetrare in territorio elvetico per catturare i partigiani in fuga: fu una delle più gravi violazioni della neutralità svizzera nel corso del secondo conflitto mondiale.


Valli Antigorio e Formazza

Entrando in Valle Antigorio a Crodo nella piazza antistante la parrocchiale una lapide ricorda i partigiani caduti in alcuni episodi della lotta di liberazione.
Di fronte a Crodo, oltre lo spartiacque montano, sulla testata italiana della ticinese Valle di Campo, vi è l'alpe Cravariola, che ospitò tra l'altro la formazione partigiana "Matteotti" di Carlo Viglio e che subì la rappresaglia dell'occupante nell'estate del 1944.
Più oltre si incontra Baceno e di qui imboccando la strada per Devero si raggiunge Goglio dove nella ritirata il 17 ottobre 1944 furono uccisi quattro partigiani del "Valdossola", mitragliati nella cabina della funivia da una pattuglia di SS-Polizei e ricordati da un monumento che sorge sul piazzale antistante la stazione della funivia. Risalendo la Valle Antigorio si arriva a Premia, dove all'Albergo Minoli tenne la sua ultima riunione, il 15 ottobre 1944, il Comando unico partigiano.
A Ponte di Formazza la Giunta Provvisoria di Governo della zona libera tenne la sua ultima riunione, prima dell'ingresso in Svizzera.
Sui tornanti della Valle Formazza i partigiani combatterono ancora una estrema battaglia di retroguardia contro l'attaccante nazifascista.


Valle Anzasca

Da Piedimulera - località in cui l'8 settembre del 1944 si svolse una feroce battaglia che aprì la strada di Domodossola ai partigiani - parte la strada per la Valle Anzasca, con deviazione per Cimamulera, dove sorge la cappelletta della Pace distrutta il 14 ottobre 1944 dall'artiglieria tedesca, che voleva colpire una mitragliatrice dei garibaldini, uccidendo il partigiano Agostino Pasolini.
Proseguendo sulla statale si arriva a Castiglione, dove nel febbraio 1945 alcuni militi della Brigata nera "Ravenna" trucidarono barbaramente il parroco don Giuseppe Rossi.
Risalendo lungo la statale sino a Macugnaga- Staffa, di qui si raggiunge su mulattiera, oppure mediante la funivia del Bill l'Alpe Meccia, che il 22 ottobre 1944 fu teatro di un tragico eccidio.
Una squadra di garibaldini fu sorpresa dai nazifascisti e sotto il fuoco avversario rimasero nove partigiani e la giovane moglie di uno di essi, in stato di gravidanza; un cippo all'Alpe Meccia ricorda il fatto e ogni anno, a fine settembre, ha luogo la commemorazione. 

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